Enea in Thomas S. Eliot
venerdì 10 novembre 2017
Alessandro Schiesaro, professore ordinario di Letteratura Latina presso il Dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza, ha osservato:
«Sedici ottobre 1944. Londra è in balia di nuovi missili devastanti, l'ultimo colpo per una città che in anni di guerra e di bombardamenti ha già accumulato molte ferite. T. S. Eliot pronuncia la sua prolusione come primo presidente della neonata Società Virgiliana. Il titolo – Cos'è un classico? – ha forma di domanda, ma la risposta non tradisce esitazioni: un classico, il classico, è Virgilio, ‘il nostro classico, il classico di tutta Europa’. Non possono aspirare a quel ruolo i sommi autori delle letterature nazionali; Virgilio sì, perché poeta in una lingua che, morendo, ha irradiato tutta Europa e le ha garantito il contatto con l'eredità dei greci.»
Secondo Schiesaro, nel nome di Virgilio Eliot traccia un progetto di salvezza culturale del continente che rinascerà dalle macerie: «È, la sua, l'esaltazione teorica più esplicita della centralità culturale di Virgilio, che risponde a un sentire e un'esigenza reali. Quando, pochi anni dopo, Carlo Dionisotti arriva a Oxford, si concentra sui classici latini, Virgilio in primis, convinto che sia questa la base del dialogo tra l'esule (antifascista) di un paese sconfitto e i suoi colleghi britannici.»(A. Schiesaro, Enea, mito per tutti i secoli, Il sole 24 ore, 17 novembre 2014).
Ecco il punto centrale delle considerazioni di Eliot:
«Maturità della mente: a questa occorre la storia, e la consapevolezza della storia. Non ci può essere piena coscienza della storia se non esiste qualche altra storia oltre quella del popolo a cui il poeta appartiene: ne abbiamo bisogno per renderci conto del posto che ci spetta. Bisogna conoscere la storia di almeno un altro popolo dielevata civiltà, e di civiltà abbastanza affine da avere influenzato e penetrato la nostra. Tale coscienza storica che i Romani avevano, non poterono possederla i Greci - per quanto sia lecito stimare molto più alti i loro risultati e anzi rispettarli di più proprio per questo. Era una coscienza che Virgilio stesso fece molto per sviluppare» (T. S. Eliot, Sulla poesia e sui poeti, Garzanti, Milano, 1975, trad. di A. Giuliani, p-64).
Enea «è il simbolo di Roma. E ciò che Enea è per Roma, l’antica Roma è per l’Europa. Così Virgilio si conquista la ‘centralità’ del classico supremo; è lui il centro della civiltà europea, in una posizione che nessun altro poeta può condividere o usurpare»(Eliot, op.cit. p. 72).