Museo Archeologico di Castro

"Antonio Lazzari"

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Approfondimenti

Le recenti scoperte dell’Archeologia a Castro

sabato 4 marzo 2017

Da: Facebook, Museo Archeologico Castro.


L'Athenaion dei greci, la Castrum Minervae dei romani si svela dei suoi segreti e si veste giorno dopo giorno di tante nuove verità. Ogni campagna di scavo aggiunge alle leggende e ai racconti del Mediterraneo un pezzo di scheletro finalmente reale, duro, che si può guardare e toccare con mano.
La storia passa e lascia tracce, quelle che l'archeologia cerca. a volte per capire. a volte per confermare. La storia dei popoli conquistatori, dei profughi, dei coloni, dei costruttori e dei distruttori che girano intorno a dei punti fissi della geografia antica, da Delfi a Cuma, da Olimpia a Dodona, dai tanti santuari sulla costa fino a Castro.

Tanta umanità che si muove per mare e che oltre alla protezione di un dio cerca quei posti in cui fermarsi che possano guidarlo, indirizzarlo, fargli fare buoni affari. Oracoli, santuari, porti di mare che sono la fonte di tante informazioni, buone per fare buoni affari, per vendere bene il proprio carico, per assoldare mercenari, comprare donne, fondare colonie. Luoghi che accumulano la cosa più importante che un uomo possa anelare: la conoscenza.

Sono questi posti un potente accumulatore di notizie che vengono rilevate al navigante in cambio dell'obolo alla divinità per la buona dritta, per aver santificato un accordo tra popoli o semplici commercianti. Accumulano questi posti una ricchezza che riversano sulle opere di santificazione, sui templi, sui decori, e più il tempio è imponente e più si dimostra un passato e un presente di buoni consigli. L'oracolo, o il sacerdote non sbaglia: assorbe da chi si ferma al suo santuario ogni notizia che il passante può lasciare e che rivenderà in cambio dell'obolo a peso adeguato.

Anche Menelao nei dieci anni di peregrinazione dopo la caduta di Troia passerà da Castro alla ricerca ancora della sua Elena. Lascerà sull'altare vasi, scudi e calzari. Non sappiamo se per vera devozione, se per avere il perdono della dea che ancora perseguita i greci profanatori o se per avere solo notizie della sua amata. Ma di sicuro qualcuno di rango elevatissimo lascia sull'altare di Athena una testa di montone in avorio finemente scolpito. Il primo reperto di epoca ellenistica in avorio della Puglia, un materiale che prima di allora era possibile lavorare solo nelle officine dei re macedoni a pena di morte.

Non certo i poveri contadini della costa adriatica avranno pagato gli artisti che hanno pensato e realizzato il busto e la statua gigantesca di Athena e tanto meno gli incredibili floriegi della balaustra che ne proteggeva il simulacro.

L'ultima campagna di scavi finanziata dalla generosità del prof. Francesco LAZZARI scopre i veli del secolo che vede Pirro venire in Italia ad aiutare i messapi ed i tarantini, le devastazioni di Annibale e la fondazione della colonia romana di Castrum Minervae. Agli avori dei re dell'Epiro seguono la distruzione dei Numidi e la pietas dei primi coloni romani che avranno cura di seppellire i resti distrutti più sacri di quel tempio.

Una storia latina quasi ancora vera e reale, che spinge il poeta di Mantova a mettere in scena qui e non altrove lo sbarco dell'eroe, il passaggio di mano del Palladio, il rito velato dei romani. E' ancora fresco in periodo augusteo la nomea del santuario che Castro, già Athenaion, è la sola città messapica a prendere un nome autenticamente romano.

E' stata oggi al nostro Museo una giornata di consultivi, di conoscenza e anche di eccezionali anticipazioni. Presenti l'assessore regionale Capone, la Soprintendente unica di Lecce dott.ssa Piccarreta, il dott. Salvatore Bianco, il prof. Francesco D'Andria e gli archeologi Luigi Coluccia e Amedeo Galati, si sono esposti in oltre quattro ore di conferenza i risultati degli studi condotti sui reperti degli scavi condotti con i POin 2013 e quelli finanziati direttamente dal prof. F. Lazzari.
Un incontro atteso e confermato dalla presenza di tanti esperti, studenti o appassionati che hanno riempito la sala principale del Castello tanto da dover replicare la diretta dei relatori sui monitor di tutte le altre salette del museo.

Ogni reperto conferma una storia, la storia. Anticipa i tempi, stabilisce un prototipo. La balaustra in pietra leccese del III secolo a.C. molto probabilmente andrà esposta dopo l'estate nella teca dell'Ara Pacis a Roma. Un esempio di bravura artiginale e uno dei primi esempi di motivi floreali a cui si ispireranno i tanti floriegi della scultura romana, compresi quelli dell'ara stessa, da allora fino ai giorni nostri. Solo i macedoni di Alessandro scolpivano con quella fantasia e quella bravura in quei secoli, e solo gli artisti tarantini sapevano stargli dietro.

Aspettiamo ora con ansia che gli scavi in località Capanne riprendano, con nuove risorse e maggiore organicità, perchè quello che seppellirono i primi coloni romani possano raccontarci ancora una volta la storia dei grandi nemici di Roma, la vanagloria dei re dell'Epiro e ancora un po di verità sui nostri antenati messapi.

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